L’Associazione Terre Native ETS si propone di sostenere e contribuire alla promozione di artisti che con il tema del radicamento operano nel settore musicale.
P.P.P. / Profezia è Predire il Presente – Massimo Zamboni
Più che un disco, un’opera letteraria trasposta in musica. Più che canzoni, capitoli che ripercorrono e ricostruiscono una storia unica e controversa, preziosa e drammatica. Quella di uno dei maggiori intellettuali italiani di sempre, Pier Paolo Pasolini.
Un disco molteplice e ricco di sfaccettature, così come lo sono l’anima e il pensiero di Pier Paolo Pasolini, a cui è dedicato nel cinquantesimo anniversario della sua uccisione. Un album pervaso da quel dolore civico profondo che accompagna incessantemente il percorso di P.P.P. come uomo e come intellettuale che ha saputo profetizzare e percepire la trasformazione drammatica e lacerante dell’Italia. Nato dall’omonimo progetto di reading-concerto che alterna canzoni, letture tratte da Pasolini e testi scritti da Zamboni, P.P.P. Profezia è Predire il Presente si compone di tredici tracce: canti popolari, un omaggio a Giovanna Marini, brani estratti dal lungo percorso musicale di Zamboni e tre inediti (La rabbia e l’hashish, Cantico cristiano e Tu muori) che conducono lungo un percorso sempre più scuro, quasi desolato, per accompagnare il pensiero e la fine del pensare di Pasolini.
Un Pasolini multiforme, inafferrabile, che ha affrontato inimicizie insanabili, disumane, e un isolamento feroce altrettanto. Eppure, ancora oggi, a 50 anni dalla sua uccisione, non possiamo prescindere dalla sua intelligenza, da quel suo sguardo che taglia come un laser ed è capace di offrire squarci di una compassione profondissima. Un pensiero che, nonostante i plurimi tentativi, non è stato schiacciato da chi lo avrebbe voluto ridurre, impoverire e semplificare. E che si presenta oggi più attuale che mai.
Profezia è Predire il Presente – Album
Canzoni contro la ragione – Stato Brado
Ciò che è stato è stato brado
Attorno a un circolo di pietre danziamo con tutti i personaggi dello stato brado: le galline, le scimmie, gli storpi, gli esseri inquieti. Il synth suona una melodia microtonale da cornamusa del post agricolo, la voce urla e chiede di essere portata via, la chitarra baritona batte. Non ci resta che sperare che qualcuno ci porti altrove, in uno stato brado, un luogo imperfetto, selvaggio, sincero, mortale, dove poter cantare un canto contro la ragione.
Canzoni contro la ragione nasce dalla necessità di creare una frattura nelle logiche di razionalità e produttività dell’ambiente che ci circonda. Racconta di un mondo sempre più ostile nei confronti della vita e di un’umanità che si definisce post moderna, post storica, post muro di Berlino, post guerra fredda, post sviluppo atomico, post covid, post crisi economica, ma che è in realtà l’umanità di sempre, con la differenza unica che si è disinteressata al rapporto con la natura: l’umanità post agricola. Canzoni contro la ragione parla di bancali, di funghi, di rami, di cortei, di alluvioni, di capre, di cirri, di montagna, di zone abbandonate e di città invase. È un inveire contro il mondo che non conosce più gli animali, le piante, che non ha mai visto una gallina, che ha sostituito il sonno con il riposo, che ha sostituito la ragione con la logica ferrea della finanza, che ha sostituito il confronto con la guerra, la musica con la musicologia, la mappa con il territorio, l’amore con il possesso, la divinazione con gli algoritmi, la fiaba e la favola con l’auto-rappresentazione ossessiva di sé sui social, le cose sacre, come i fiori dell’estate e la merda delle capre con il denaro.
Tra il 2022 e il 2023 nasce a Bologna Stato brado, musica elettroacustica post agricola. La premessa è quella di portare la forma canzone in altri luoghi grazie alla sperimentazione elettronica e all’improvvisazione sonora collettiva. Alessio Vanni, scrive, canta utilizzando una voce spesso distorta, suona il microkorg, processa suoni con il campionatore e si occupa delle linee di basso con un Korg volca bass. Lorenzo Valdesalici, suona la chitarra baritona e utilizza gli effetti a sua disposizione e un archetto da violoncello per ricercare un nuovo tipo di chitarrismo a lui più congeniale, a metà tra uno strumento popolare e un set elettronico. Lorenzo Marra, porta la sua esperienza nella sintesi elettronica, utilizzando un piccolo sistema modulare, un sintetizzatore polifonico e Ableton Live.
Inutile (Live at Cardo) – Video
Andare via – Massimo Zamboni
Per una conoscenza approfondita della genealogia familiare, so per certo che nessuno di noi è mai partito per non ritornare. Nessuno ha dovuto cercare fortuna o quantomeno un minimo benessere in paesi lontani, recidendo rapporti, condannandosi a un ritorno al tempo di festa o in occasione di elezioni politiche, ultimo spiraglio di appartenenza. Una situazione di privilegio, certamente, che a tutti ha consentito di non dover cominciare da capo il lavoro delle moltitudini precedenti. L’accento non è sulla fortuna economica, sempre variabile, impennata all’insù e all’ingiù, quanto sulla fortuna esistenziale, quella che trova il proprio futuro nutrendosi attraverso radici territoriali solide.
Eppure gli uomini si muovono. Vanno via. Traslocano, viaggiano, scappano, si mettono in salvo, ricominciano continuamente e da sempre. La lingua materna rimane in loro, per lungo tempo; la cultura – che è cucina, paesaggio esterno e interiore, spirito, pelle, carattere – rimane. È per salvaguardare questi residui che ci si ritrova tra connazionali altrove, in un affratellamento che il Paese originario non avrebbe garantito con eguale portata. È una patria traslocata quella che si va a costituire.
Paradossalmente sono proprio le ultime generazioni – mediamente benestanti, acculturate, plurilingue – a dovere immaginare una vita oltre frontiera. Nessuna miniera li attende, nessun cantiere edile, nessuna ferrovia da costruire, nessuna foresta da sradicare. Una manodopera senza mani e molto cervello che reclama attenzione e livelli di vita e di lavoro adeguati alla competenza acquisita. Un mondo luccicante sorride oltre cortina, ed è più che lecito accarezzare la voglia di andarsene da un Paese ammalato e irriconoscente come il nostro. Una parte ce la farà, inserendosi ottimamente nelle nuove comunità di destinazione; una parte no, continuerà a vagolare tra i continenti in cerca di una considerazione che non è garantita. E si ritorna, e si riparte, e di nuovo si va via.